sabato 7 settembre 2013

il P.O.V. che non ce la fa più






Grave Encounters 2 di John Poliquin (USA - 2012)

Il film di Poliquin, scritto da quei Vicious Brothers registi del primo episodio, per la prima ora è un'interessante riflessione (che non rinuncia a una certa dose di auto-ironia) sugli archetipi del cinema horror, sul linguaggio stesso del genere che pare aver trovato una nuova espressione proprio in quel P.O.V. inaugurato da Ruggero Deodato  con fini etici/estetici negli anni Ottanta e riscoperto nel furbo The Blair Witch Project (1999). Il problema è che, finita la riflessione, quando si passa alla dimostrazione, ovvero quando il film dovrebbe fare paura e usarne  il linguaggio in questo senso, si cade nella noia, nella reiterazione di situazioni già viste ed esteticamente sterili. Con un finale pacchiano che, in parte, sbugiarda gli spunti interessanti della prima ora. 
Continuità di luogo a parte, più che con il primo episodio, il film sembra aver  punti in comune col bellissimo Noroi (2005) di Koji Shiraishi, in cui la riflessione sulla questa forma espressiva e l'horror era portata alle estreme conseguenze, mostrandone le potenzialità fino in fondo e suscitando la tensione e la paura proprio nel non mostrare. 
Arriverà poi Oren Peli che con i suoi Paranormal Activity (2007), se ne sbatterà di riflettere ma userà questo linguaggio unicamente per creare nello spettatore uno stato emotivo di terrore che aderisca indissolubilmente con i personaggi del film. Un'operazione che può riuscire o meno, ma che non è altro che la riproposizione di quello che fecero Myrick e Sanchez quattordici anni fa.



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