martedì 17 settembre 2013

una nuova strada per perdersi



Shi yue wei cheng di Teddy Chan (Hong Kong - 2009)

Non conoscevo il regista Teddy Chan, ma dopo questo film la voglia di approfondirne l'opera non manca, e da un'occhiata veloce ai suoi film pare ne valga la pena. Quello che impressiona in questo Bodyguards and Assassins, è l'assoluta volontà di omaggiare un cinema classico in un progetto che avrebbe avuto l'opportunità di essere il solito Gongfupian dall'estetica pirotecnica e dai contenuti semplicistici. Chan prende un'altra strada invece. Sa che non può competere a livello di film di genere con quello che il genio di Panna Rittikrai e la professionalità di Prachya Pinkaew hanno dato al Gongfupian, perché Hong Kong è diventata una piccola Hollywood e in quanto tale non investe più sugli stunts, ma tutto è deciso dalle major locali: post produzione ed effetti speciali invece di corpi; ovvero l'oggetto per cui il cinema è nato. Il bello e commuovente film di Chan fa un inchino a quello che hanno saputo fare in Thailandia quei pazzoidi geni della Sahamongkol Film International nel Gongfupian degli ultimi dieci anni, lezione che trova nuove e innovative sinergie con il lavoro che sta facendo Gareth Evans in indonesia con l'eccezionale "Serbuan maut".  
Bodyguards and Assassins rinuncia a tutto questo, rinuncia ai corpi in quanto tali e prova a narrare e raccontare, come farebbe un rapsode, di eroi e di epica che incontra l'etica, la virtù, non meno di una novella Iliade. Il film è un film di non-corpi, di personaggi, e la scelta di Chan è di non tornare al cinema delle origini come hanno fatto i thailandesi ma, riconoscendone la lunga e tortuosa strada, preferisce rifarsi ai classici. C'è più John Ford e Akira Kurosawa in questo film che in tutto il cinema di un regista considerato classico come il grande Clint Eastwood... 

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